47 Nimega, città rossa

Uit Het Digitale Huis
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Periodo: 
Televisione e computer
La sera di giovedì 26 febbraio 1981 quindicimila dimostranti attraversarono il centro di Nimega. Determinati, con senso di impotenza commisto a fierezza, manifestavano contro l’amministrazione comunale che pochi giorni prima aveva fatto sgomberare alcune case occupate nella Piersonstraat.

Gli squatter protestavano per impedire la demolizione delle case occupate e la costruzione di un parcheggio. La violenza che accompagnò lo sgombero (2100 agenti si avvalsero dell’uso di lacrimogeni, elicotteri e veicoli cingolati) sconvolse l’opinione pubblica, anche tra la borghesia. Questa è stata la marcia di protesta più imponente della storia di Nimega. Nimega da tempo godeva della reputazione di essere un focolaio di attivismo politico alla cui formazione aveva contribuito anche la presenza dell’università. Gli slogan di rinnovamento nell’Olanda cattolica degli anni '60 venivano scanditi soprattutto nell’università da preti professori come H.H.M. Fortmann, W.K.M. Grossouw e E.C.F. A. Schillebeeckx. Ma l’immagine ribelle di Nimega era dovuta soprattutto agli studenti. La ribellione contro l’ordine costituito era un fenomeno che dilagava in tutte le università del mondo occidentale. In Olanda, dove la secolarizzazione era più matura, gli studenti universitari erano in prima linea nella rivolta. Così, nel 1963, nacque l’organizzazione sindacale studentesca ‘Studenten Vak Beweging’ su iniziativa di uno studente (Ton Regtien), e quattro anni più tardi il ‘Kritiese Universiteit’. Nel maggio 1969 gli studenti di Nimega, che rivendicavano il diritto di partecipazione in materia di istruzione, ricerca e gestione, richiamarono l’attenzione nazionale con l’occupazione dell’aula magna, ribattezzata con il nome di ‘centro di discussione permanente’. Gli studenti si mobilitarono anche contro le ingiustizie nel Terzo Mondo e protestarono contro l’intervento americano in Vietnam e contro i regimi in Grecia, Spagna, Portogallo e in America Latina. Con lo stesso fervore lottarono contro le ingiustizie sociali perpetrate nei quartieri popolari come Bottendaal. Negli anni '70, quando la ‘protesta’ studentesca si era ormai affievolita, Nimega si trasformò in un centro di movimenti di contestazione a favore delle donne, degli omosessuali, degli squatter e contro il nucleare, quasi tutti derivati dal movimento studentesco. Fiorì così una forte subcultura politica, vi furono sperimentazioni su più fronti risultanti in forme residenziali alternative, asili nido non autoritari, nuove espressioni d’arte, teatro e musica. I centri culturali all’avanguardia come O’42, Diogenes, e Doornroosje vivevano giorni di gloria. Tutto ciò esercitava un forte richiamo su tutti i giovani. Così Nimega conquistò la fama di città della controcultura, dei fermenti di sinistra, degli alternativi e più tardi dei punk e squatter.

Tuttavia è bene guardarsi dai falsi miti. Alle proteste aderiva solo un numero limitato di studenti e cittadini. La ‘vera’ Nimega spesso se ne stava solo a guardare.
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Ribellione e controcultura
circa 1960-1985
Manifesto del movimento degli squatter, disegnato da Bert Herckenrath negli anni ’70 (RAN)

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Fonte: Jan Brabers, in: De Canon van Nijmegen, Uitgeverij Vantilt (Nijmegen 2009)